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ANDREA FACCO Dopo avere frequentato l’Accademia di Belle Arti a Bologna ed essersi diplomato con Concetto Pozzati, nel 2005 viene invitato da Peter Weiermair, allora Direttore della GAM di Bologna, a partecipare alla mostra Bologna Contemporanea, una mostra sugli ultimi trent’anni di pittura in ambito bolognese, in quanto ritenuto uno dei giovani pittori più promettenti in ambito internazionale. Nello stesso anno espone Room with a view a New York presso la Grey Art Gallery – New York University Museum, l’anno successivo Escodentro presso la Galleria Biagiotti Progetto Arte di Firenze; nel 2008 a coronamento di un lungo soggiorno in Cina nel distretto di Chaoyang, inaugura l’esposizione Waiting for Beijing, a cura di Luca Beatrice. Il suo lavoro si concentra sulla Pittura come oggetto da analizzare: il soggetto non è solo l’immagine rappresentata ma anche la modalità di rappresentazione. Destreggiandosi tra immagini che ci circondano quotidianamente, realizza lavori eterogenei adottando e adattando il medium pittorico a seconda delle proprie intenzioni intellettuali. Facco appartiene a una generazione che ha attraversato il movimento dell’Arte concettuale, nel suo lavoro strategie intellettuali e interesse per la pittura convivono in perfetto accordo. I modelli sono immagini video e fotografie, che l’artista sceglie però non per riprodurle pittoricamente secondo le modalità del fotorealismo, quanto piuttosto per prendersi gioco di loro, trasformandone la realtà mediale e i soggetti a cui si riferiscono in elementi di un romanzo giallo . Ciò avviene ad esempio quando l’artista, dopo aver dipinto minuziosamente un francobollo su una cartolina postale, la affida all’ufficio postale, che a sua volta la timbra e la trasporta, inconsapevole che si tratta di “un’opera”. Animato da una vena ironica e scherzosa, il lavoro di Facco sviluppa ulteriormente, in modo innovativo e intelligente, le tensioni virtuali tra fotografia e pittura del secolo scorso, interrogandosi in modo attuale sulla realtà e sulla verità delle immagini e chiamando l’osservatore a risolvere enigmi poetici appartenenti al suo mondo visivo quotidiano. |