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MARCO DI GIOVANNI - DI LA'
a cura di Elisa Del Prete 26 novembre – 6 febbraio 2005 La ricerca di Marco Di Giovanni assembla le caratteristiche che continuano ad essere oggi le più urgenti nella pratica scultorea, come il riciclo, il ripensamento del nostro atteggiamento percettivo o l’alterazione dello spazio; ma ad essi aggiunge la praticabilità dell’opera, la scoperta di essa e la capacità di affiancare al fascino della materia ferrosa una disimpegnata giocosità sempre in grado di strabiliare. |
COMUNICATO STAMPA
Il 26 novembre 2005 la nuova sede della storica galleria di Saronno Il Chiostro apre i battenti all’arte contemporanea con la personale del giovane abruzzese Marco Di Giovanni, a cura di Elisa Del Prete. Lungo il viale che porta diritti agli affreschi del Luini nel Santuario della Madonna dei Miracoli, un’amabile palazzina neoclassica ospita le sculture imponenti di Di Giovanni che, affiorate dalla terra e scagliate dai cieli irrompono nella quiete delle sale che danno nuova veste alla galleria. Cisterne e tubature arrugginite trapassano, sobbollono, s’infiltrano nei muri come corpi incapaci di contenersi nell’atmosfera dell’universo da cui provengono per suggerirci una residenza diversa da quella dello spazio terrestre. Se dal piano terra si è proiettati direttamente al centro del globo la vera spedizione parte al piano superiore, dove sembrano essersi schiantati enormi asteroidi pronti a ribaltare le più scontate certezze percettive del pubblico e a condurlo lungo un viaggio verso pianeti altri. Al recupero di vecchi acquedotti e serbatoi l’artista associa l’uso esperto di lenti d’ingrandimento e specchi per realizzare possenti sculture ferrose in cui fa sorgere e proliferare situazioni, ambienti, incontri che rimettono in gioco ogni immagine reale ribaltando, rimpicciolendo e proiettando il pubblico in una circostanza di inevitabile interazione. Non mancherà poi la performance claustrofobica dell’artista e momenti che colgano il pubblico a partecipare inaspettatamente all’opera dando vita a reazioni spiazzanti e problematiche di fronte ad immagini che non coincidono più con la realtà che ci si attende, ma conducono ad altri punti di vista. Il percorso mostra conclude nel giardino con un tubo a quattr’occhi. La ricerca di Marco Di Giovanni assembla le caratteristiche che continuano ad essere oggi le più urgenti nella pratica scultorea, come il riciclo, il ripensamento del nostro atteggiamento percettivo o l’alterazione dello spazio; ma ad essi aggiunge la praticabilità dell’opera, la scoperta di essa e la capacità di affiancare al fascino della materia ferrosa una disimpegnata giocosità sempre in grado di strabiliare.
Il 26 novembre 2005 la nuova sede della storica galleria di Saronno Il Chiostro apre i battenti all’arte contemporanea con la personale del giovane abruzzese Marco Di Giovanni, a cura di Elisa Del Prete. Lungo il viale che porta diritti agli affreschi del Luini nel Santuario della Madonna dei Miracoli, un’amabile palazzina neoclassica ospita le sculture imponenti di Di Giovanni che, affiorate dalla terra e scagliate dai cieli irrompono nella quiete delle sale che danno nuova veste alla galleria. Cisterne e tubature arrugginite trapassano, sobbollono, s’infiltrano nei muri come corpi incapaci di contenersi nell’atmosfera dell’universo da cui provengono per suggerirci una residenza diversa da quella dello spazio terrestre. Se dal piano terra si è proiettati direttamente al centro del globo la vera spedizione parte al piano superiore, dove sembrano essersi schiantati enormi asteroidi pronti a ribaltare le più scontate certezze percettive del pubblico e a condurlo lungo un viaggio verso pianeti altri. Al recupero di vecchi acquedotti e serbatoi l’artista associa l’uso esperto di lenti d’ingrandimento e specchi per realizzare possenti sculture ferrose in cui fa sorgere e proliferare situazioni, ambienti, incontri che rimettono in gioco ogni immagine reale ribaltando, rimpicciolendo e proiettando il pubblico in una circostanza di inevitabile interazione. Non mancherà poi la performance claustrofobica dell’artista e momenti che colgano il pubblico a partecipare inaspettatamente all’opera dando vita a reazioni spiazzanti e problematiche di fronte ad immagini che non coincidono più con la realtà che ci si attende, ma conducono ad altri punti di vista. Il percorso mostra conclude nel giardino con un tubo a quattr’occhi. La ricerca di Marco Di Giovanni assembla le caratteristiche che continuano ad essere oggi le più urgenti nella pratica scultorea, come il riciclo, il ripensamento del nostro atteggiamento percettivo o l’alterazione dello spazio; ma ad essi aggiunge la praticabilità dell’opera, la scoperta di essa e la capacità di affiancare al fascino della materia ferrosa una disimpegnata giocosità sempre in grado di strabiliare.