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KETTY TAGLIATTI - ENSIMISMAMIENTO
a cura di Chiara Gatti 9 ottobre - 28 novembre 2010 La mostra ideata e realizzata da Ketty Tagliatti per gli spazi della galleria Il Chiostro è ancora sul tema ricorrente, insistito, tautologico della rosa. Eppure qualcosa accade nell’installazione protagonista di questo progetto: la rosa non c’è, è scomposta, è astratta dal procedimento anamorfico ed è quindi visibile da un unico punto di vista: avanti e oltre il soggetto è assente, è diventato un’altra cosa. Nel giungere al suo disfacimento visivo, e quindi all’essenza del tema, Tagliatti sembra chiudere il ciclo ed avviare un procedimento di “rigenerazione” che è poi il significato della parola Anamorfosi. Nuovi ambiti si prospettano all’artista che da anni afferma con la forza del proprio lavoro l’importanza del “Fare”; è un fare metodico, continuato, rituale, espresso nella pratica quotidiana. E’ nel coraggio di credere in questa facile operazione manuale e mentale che la sua ricerca si qualifica e si distingue dalla casualità di metodo e idea di molta proposta attuale. La noia e la vaghezza di intenti che domina il panorama contemporaneo evidenzia una incerta visione del mondo: e allora appare semplice, quanto sano, porsi il problema da parte di Ketty Tagliatti di un’arte che abbia una funzione, un tempo di esecuzione, un significato da svelare. Il titolo Ensimismamento è spagnolo e significa: astrazione, raccoglimento, concentrazione nei propri pensieri, estraniamento meditativo. E’ un termine preciso, particolare, all’interno del quale sta il significato della recente serie di opere di Tagliatti, in cui modella le garze, le cuce, le fa diventare il velo dietro il quale si intravedono gli oggetti di una vita, quelli su cui si accanisce la memoria quando si appartiene a una condizione di solitudine. Nella ricerca di Ketty Tagliatti la reiterazione dell’atto e del tema sono una “divina ossessione”, come le bottiglie per Morandi o come le strisce in Buren, tutti come Sisifo condannati alla ripetizione differente, alla ricerca della perfezione e dell’ intensità. Gli aspetti simbolici della rosa sono i meno interessanti per Tagliatti, e la rosa ne ha molti (profumo, bellezza, caducità), mentre è la superficie dell’opera, piena della fatica e dell’energia del fare, a essere il perno del suo lavoro: il suo mondo è tutto nella potenza del ricamo di spine, di spilli, di tessuti tinti che evocano antiche pratiche e riti eterni. |