IAIA FILIBERTI e DEBORA HIRSCH
Nimby ( HeLa installation) - Smack Mellon (New York)
HeLa nasce nel 2016, risultato di una ricerca all'interno del lavoro NIMBY realizzato da Iaia Filiberti e Debora Hirsch.
Ad Ottobre 2020 la nuova installazione di HeLa verra' presentata allo Smack Mellon, New York.
NIMBY (HeLa) vede come protagonista, del tutto inconsapevole, Mrs. Henrietta Lacks, le cui cellule, oramai immortali, provenienti dal suo corpo vengono universalmente utilizzate per gli esperimenti di biologia e farmacologia. Nel 1951 uno scienziato presso il Johns Hopkins Hospital in Baltimore, Maryland, creò la prima linea di cellule umane immortali prelevate dal tessuto biologico di Henrietta Lacks, senza il suo consenso. Al momento Henrietta Lacks era in ospedale per un tumore che la portò alla morte poco dopo. Queste cellule presero il nome scientifico di HeLa. Vengono tuttora utilizzate in tutto il mondo come standard per le ricerche e sono riportate come HeLa in tutte le pubblicazioni scientifiche. Un business miliardario per le aziende farmaceutiche e nulla è stato dato agli eredi...
Tratto dall'intervista a Iaia Filiberti:
"E' un progetto che si concentra sulla vita, sul lavoro e sulla ricerca di dodici donne vissute tra il XIX e l’inizio del XX secolo. Donne che hanno lottato per la difesa dei diritti umani più nobili, come Elizabeth Fry, Lizzy Lind af Hageby, Rachel Carson, Bertha von Suttner, Irène Némirovsky, Josephine Elizabeth Butler, Susan B. Anthony, Rose Schneiderman, Mary Harris Jones, Frances Power Cobbe, Henrietta Lacks, Hellen Keller. Esse sono le testimoni di tragedie che, dopo due secoli, ci riguardano ancora. E il loro impegno afferma valori non negoziabili contro pedofilia, femminicidio, vivisezione e violenza sugli animali, devastazione dell’ambiente, sfruttamento del lavoro minorile e femminile, persecuzione religiosa, politica guerrafondaia, infibulazione, emarginazione dei diversamente abili, l’inferno delle carceri e le cavie umane.
E’ stata una lunga e appassionante ricerca, poiché all’epoca molte sono state le donne impegnate al riguardo. Una selezione era d’obbligo, però, per focalizzare il tema, nonché la protagonista e dare a loro un piccolo soprannome: Butler, guerriera della Grande Babilonia; Cobbe, il grido contro la violenza dei mariti; Af Hageby, animalista ‘ante litteram’; Carson, scomoda ambientalista; Jones, il diritto dei bambini, Rose Schneiderman, operaia con la rosa; Némirovsky, persona senza Stato; Suttner, giù le armi; Anthony, la donna del Diciannovesimo Emendamento; Keller, cieca e sorda in trincea; Fry, l’angelo delle prigioni e Lacks, cellula immortale”.
L'installazione è composta da un video, frutto di una ricerca web di canali internazionali, da Bbc al Al Jazeera, da Russian Television alla Cnn, ma anche da documentari d’autori e piccoli network. Tutti i video sono liberamente disponibili su YouTube (https:// www.iaiafiliberti.it/nimby-videos/).
Il video è stato posto all’inizio del percorso, mentre in una stanza luminosa e serena si trovavano i dodici ritratti delle attiviste.
Il video è crudo, essenziale, a tratti violento. I ritratti fotografici in bianco e nero sono eleganti, incorniciati con velluti preziosi, come le belle fotografie degli avi. Hanno una caratteristica, però, impercettibile a occhio nudo: i volti, o alcune parti del corpo, hanno dei minuscoli ‘buchi’. Si deve usare la lente d’ingrandimento per accorgersene. Il contrasto che ne deriva invita a leggere l’attualità attraverso il filtro della memoria e il duro impegno di queste donne, così lontane eppure tanto vicine. Scatta una provocazione in chi guarda. La commozione, la riflessione ed eventualmente l’azione sono un ‘work in progress’ perché, come diceva Charles Péguy, “l’opera d’arte si fa sempre in due”. Oltre al viaggio mentale, fisico ed esplorativo tra le storie di queste dodici donne, il progetto ha preso una direzione ben precisa in Nimby (HeLa), concentrandosi nella figura, poco nota, della statunitense Henrietta Lacks”.
Nimby ( HeLa installation) - Smack Mellon (New York)
HeLa nasce nel 2016, risultato di una ricerca all'interno del lavoro NIMBY realizzato da Iaia Filiberti e Debora Hirsch.
Ad Ottobre 2020 la nuova installazione di HeLa verra' presentata allo Smack Mellon, New York.
NIMBY (HeLa) vede come protagonista, del tutto inconsapevole, Mrs. Henrietta Lacks, le cui cellule, oramai immortali, provenienti dal suo corpo vengono universalmente utilizzate per gli esperimenti di biologia e farmacologia. Nel 1951 uno scienziato presso il Johns Hopkins Hospital in Baltimore, Maryland, creò la prima linea di cellule umane immortali prelevate dal tessuto biologico di Henrietta Lacks, senza il suo consenso. Al momento Henrietta Lacks era in ospedale per un tumore che la portò alla morte poco dopo. Queste cellule presero il nome scientifico di HeLa. Vengono tuttora utilizzate in tutto il mondo come standard per le ricerche e sono riportate come HeLa in tutte le pubblicazioni scientifiche. Un business miliardario per le aziende farmaceutiche e nulla è stato dato agli eredi...
Tratto dall'intervista a Iaia Filiberti:
"E' un progetto che si concentra sulla vita, sul lavoro e sulla ricerca di dodici donne vissute tra il XIX e l’inizio del XX secolo. Donne che hanno lottato per la difesa dei diritti umani più nobili, come Elizabeth Fry, Lizzy Lind af Hageby, Rachel Carson, Bertha von Suttner, Irène Némirovsky, Josephine Elizabeth Butler, Susan B. Anthony, Rose Schneiderman, Mary Harris Jones, Frances Power Cobbe, Henrietta Lacks, Hellen Keller. Esse sono le testimoni di tragedie che, dopo due secoli, ci riguardano ancora. E il loro impegno afferma valori non negoziabili contro pedofilia, femminicidio, vivisezione e violenza sugli animali, devastazione dell’ambiente, sfruttamento del lavoro minorile e femminile, persecuzione religiosa, politica guerrafondaia, infibulazione, emarginazione dei diversamente abili, l’inferno delle carceri e le cavie umane.
E’ stata una lunga e appassionante ricerca, poiché all’epoca molte sono state le donne impegnate al riguardo. Una selezione era d’obbligo, però, per focalizzare il tema, nonché la protagonista e dare a loro un piccolo soprannome: Butler, guerriera della Grande Babilonia; Cobbe, il grido contro la violenza dei mariti; Af Hageby, animalista ‘ante litteram’; Carson, scomoda ambientalista; Jones, il diritto dei bambini, Rose Schneiderman, operaia con la rosa; Némirovsky, persona senza Stato; Suttner, giù le armi; Anthony, la donna del Diciannovesimo Emendamento; Keller, cieca e sorda in trincea; Fry, l’angelo delle prigioni e Lacks, cellula immortale”.
L'installazione è composta da un video, frutto di una ricerca web di canali internazionali, da Bbc al Al Jazeera, da Russian Television alla Cnn, ma anche da documentari d’autori e piccoli network. Tutti i video sono liberamente disponibili su YouTube (https:// www.iaiafiliberti.it/nimby-videos/).
Il video è stato posto all’inizio del percorso, mentre in una stanza luminosa e serena si trovavano i dodici ritratti delle attiviste.
Il video è crudo, essenziale, a tratti violento. I ritratti fotografici in bianco e nero sono eleganti, incorniciati con velluti preziosi, come le belle fotografie degli avi. Hanno una caratteristica, però, impercettibile a occhio nudo: i volti, o alcune parti del corpo, hanno dei minuscoli ‘buchi’. Si deve usare la lente d’ingrandimento per accorgersene. Il contrasto che ne deriva invita a leggere l’attualità attraverso il filtro della memoria e il duro impegno di queste donne, così lontane eppure tanto vicine. Scatta una provocazione in chi guarda. La commozione, la riflessione ed eventualmente l’azione sono un ‘work in progress’ perché, come diceva Charles Péguy, “l’opera d’arte si fa sempre in due”. Oltre al viaggio mentale, fisico ed esplorativo tra le storie di queste dodici donne, il progetto ha preso una direzione ben precisa in Nimby (HeLa), concentrandosi nella figura, poco nota, della statunitense Henrietta Lacks”.
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LA MOSTRA
Bound up Together: il 100 ° anniversario del 19 ° emendamento
Bound up Together: il 100 ° anniversario del 19 ° emendamento è stato organizzato nei mesi precedenti le elezioni presidenziali del 2020, al culmine della pandemia COVID-19 e quando le proteste di Black Lives Matter scoppiarono in tutto il mondo. La mostra è incentrata sui risultati che hanno concesso ad alcune donne il diritto di voto e sulle intersezioni pervasive e durature di razzismo, sessismo e misoginia che deturpano la cultura e la società americana. Muovendosi tra un passato mitologico e un futuro incerto, Bound up Togetherevidenzia una miriade di modi in cui le esperienze delle donne e le storie interdipendenti sono intrecciate nelle stesse strutture che negano le sfumature e le complessità intersezionali. La mostra presenta video, installazioni, opere su carta, pittura, fotografia, scultura, suono, performance e programmi partecipativi che rappresentano le somiglianze, le voci, i ricordi e le esperienze collettive di innumerevoli donne e delle loro comunità in opere che onorano, agitano e immaginano nuove possibilità .
Al centro di Bound up Together c'è un muro con ritratto che onora uno spettro di donne, da figure bibliche ad attiviste non celebrate, nelle opere di Indira Cesarine , Maya Ciarrocchi , Vladimir Cybil Charlier , Mary Dwyer e Valerie Suter . Parlando con l'assenza di sculture pubbliche di donne, Christine Biaggi , Julia Justo , LuLu LoLo , e Yvonne Shortt concepiti monumenti progettati da e per la gente. Agitazione e protesta si manifestano nelle narrazioni sottostanti alle opere di Donna Bassin , Zoë Buckman ,Alicia Grullón , Katrina Majkut , Ameya Okamoto e Shellyne Rodriguez .
I progressi del controllo delle nascite e dell'oncologia ginecologica sono legati a una storia oscura della scienza intrecciata con l'eugenetica e il colonialismo nelle installazioni di Debora Hirsch e Iaia Filiberti e di Natalia Almonte . Testimonianze personali in opere video di Symone Knox e Stephanie J. Woods riflettono sull'oppressione e la rappresentazione razzializzate e sulla ricontestualizzazione di testi e storie passati nelle opere di Elizabeth Moran , Andrea Ray , Adinah Dancyger e Mykki Blanco offrono riesami critici che parlano a un necessità di una rappresentanza inclusiva nei media e nel governo.
Radicati nella storia e nella narrazione, i lavori in Bound up Together riflettono sulla lotta in corso per i diritti umani intersezionali attraverso citazioni che incarnano l'argomento politico che "il personale è politico". Facendo riferimento a momenti di agitazione e atti di protesta individuali e collettivi, la mostra ei programmi toccano molti degli antecedenti che riverberano nel nostro momento politico attuale, attivando spazi intermedi per ricordare le donne e le loro storie.
https://www.smackmellon.org/exhibition/bound-up-together/
Bound up Together: il 100 ° anniversario del 19 ° emendamento
Bound up Together: il 100 ° anniversario del 19 ° emendamento è stato organizzato nei mesi precedenti le elezioni presidenziali del 2020, al culmine della pandemia COVID-19 e quando le proteste di Black Lives Matter scoppiarono in tutto il mondo. La mostra è incentrata sui risultati che hanno concesso ad alcune donne il diritto di voto e sulle intersezioni pervasive e durature di razzismo, sessismo e misoginia che deturpano la cultura e la società americana. Muovendosi tra un passato mitologico e un futuro incerto, Bound up Togetherevidenzia una miriade di modi in cui le esperienze delle donne e le storie interdipendenti sono intrecciate nelle stesse strutture che negano le sfumature e le complessità intersezionali. La mostra presenta video, installazioni, opere su carta, pittura, fotografia, scultura, suono, performance e programmi partecipativi che rappresentano le somiglianze, le voci, i ricordi e le esperienze collettive di innumerevoli donne e delle loro comunità in opere che onorano, agitano e immaginano nuove possibilità .
Al centro di Bound up Together c'è un muro con ritratto che onora uno spettro di donne, da figure bibliche ad attiviste non celebrate, nelle opere di Indira Cesarine , Maya Ciarrocchi , Vladimir Cybil Charlier , Mary Dwyer e Valerie Suter . Parlando con l'assenza di sculture pubbliche di donne, Christine Biaggi , Julia Justo , LuLu LoLo , e Yvonne Shortt concepiti monumenti progettati da e per la gente. Agitazione e protesta si manifestano nelle narrazioni sottostanti alle opere di Donna Bassin , Zoë Buckman ,Alicia Grullón , Katrina Majkut , Ameya Okamoto e Shellyne Rodriguez .
I progressi del controllo delle nascite e dell'oncologia ginecologica sono legati a una storia oscura della scienza intrecciata con l'eugenetica e il colonialismo nelle installazioni di Debora Hirsch e Iaia Filiberti e di Natalia Almonte . Testimonianze personali in opere video di Symone Knox e Stephanie J. Woods riflettono sull'oppressione e la rappresentazione razzializzate e sulla ricontestualizzazione di testi e storie passati nelle opere di Elizabeth Moran , Andrea Ray , Adinah Dancyger e Mykki Blanco offrono riesami critici che parlano a un necessità di una rappresentanza inclusiva nei media e nel governo.
Radicati nella storia e nella narrazione, i lavori in Bound up Together riflettono sulla lotta in corso per i diritti umani intersezionali attraverso citazioni che incarnano l'argomento politico che "il personale è politico". Facendo riferimento a momenti di agitazione e atti di protesta individuali e collettivi, la mostra ei programmi toccano molti degli antecedenti che riverberano nel nostro momento politico attuale, attivando spazi intermedi per ricordare le donne e le loro storie.
https://www.smackmellon.org/exhibition/bound-up-together/
Comunicato stampa |