FILIPPO DE PISIS - GLI EVENTI DEL MINUTO con un D'Aprés di Andrea Facco
A cura di Elena Pontiggia
dal 28 ottobre al 21 dicembre 2018
A cura di Elena Pontiggia
dal 28 ottobre al 21 dicembre 2018
Il giorno 28 ottobre il Chiostro arte contemporanea celebra i 30 anni di attività.
Nell’ottobre del 1988 aveva inaugurato lo spazio con Filippo de Pisis e nella ricorrenza viene riproposta la mostra dedicata allo stesso maestro che ha portato fortuna alla galleria saronnese. Non è stato semplice tenere la base di lavoro in una cittadina di provincia, e non pochi erano i pessimisti circa il destino della galleria, ma le stagioni d’arte del chiostro si sono avvicendate negli anni con successo e diverse sono state le iniziative di rilievo internazionale, spesso coltivate in tendenza controcorrente. Anche in questi anni di calo di interesse da parte del mercato rispetto agli autori del XX secolo, il Chiostro omaggia uno dei più originali pittori del Novecento al quale affianca Andrea Facco (Verona 1973) per sottolineare la costante attenzione alle vicende e alle ragioni dell’oggi.
Filippo de Pisis (Ferrara 1896 - Milano 1956) è artista molto amato dai galleristi Duilio Affanni fondatore e da Marina, la figlia, che conduce il programma negli ultimi anni; la libertà di segno e il vibrare della pittura del maestro ferrarese dalla vita leggendaria, sono qualità originalissime, così da rendere le sue opere una vera e propria rivelazione. Di origini aristocratiche, letterato, pittore e viveur, Filippo ha rappresentato un unicum nella storia dell’arte, una vicenda affascinante e commovente, come lo sono alcune opere in mostra, dalla natura morta con foglie di fico, sospese e fragili sul piano, alla Natura morta con mandorle (1934) fino al Ragazzo sulla spiaggia, noto come ‘Omaggio a Matisse’celebre ritratto di un giovane che l’artista riprende con tenerezza e sensibilità.
Nutrito è il gruppo di quadri del primo periodo parigino tra il 1925 e il 1939, caratterizzati da una pittura più ricca, dai colori sontuosi, come in Natura morta con paravento e bottiglia del 1928 o Cortigiana veneta 1939, insieme al trionfale Grande vaso di fiori, alla Trebbiatura a Gères (1934) e all’Interno di studio parigino, acquarello delizioso proveniente dalla collezione dello scrittore Sergio Solmi, amico di de Pisis e autore di testi per importanti appuntamenti della carriera del pittore.
De Pisis dipinge per lui anche un cascinale nel periodo di Villa fiorita e a questa fase della carriera fanno riferimento Paesaggio Agreste del 1950 e altri dipinti di natura stenografica, caratteristica tipica anche nella Chiesa dei Gesuiti a Venezia e in alcune nature morte del periodo.
Come scrive Elena Pontiggia: "L’arte di de Pisis, in realtà, ha un solo tema. Ragazzi, nature morte, paesaggi sono le maschere, o le apparenze mutevoli, di un’unica, incessante meditatio vitae, che poi è una meditatio mortis. In questo senso nelle sue opere un giovane, un fiore, un frutto hanno lo stesso significato: sono attimi fuggenti, a cui l’artista intima goethianamente il suo “Fermati! Sei bello”, sapendo già in anticipo che non sarà esaudito".La mostra del Chiostro costituisce un excursus completo della carriera dell’artista, la cui vicenda sarà raccontata da Elena Pontiggia, autorevole storica dell’arte e primo curatore nella storia della galleria stessa.
Il lavoro insieme esposto di Andrea Facco evidenzia un uso personale del mezzo pittorico perché unisce una pittura d’impronta concettuale ad esigenze narrative. Nelle sue tele la complessità della percezione è rappresentata attraverso differenti piani spaziali e temporali, per ottenere veri enigmi visivi aperti a soluzioni imprevedibili come nella serie D’aprés dedicata a De Pisis, dove è ripresa la citazione del medesimo sul ponte di Narni di Corot, perché Facco è consapevole che in arte il tempo non esiste e che, come diceva Gadda, “se una cosa è più moderna di un’altra, vuol dire che non sono eterne né l’una né l’altra”.Clicca qui per modificare.
Nell’ottobre del 1988 aveva inaugurato lo spazio con Filippo de Pisis e nella ricorrenza viene riproposta la mostra dedicata allo stesso maestro che ha portato fortuna alla galleria saronnese. Non è stato semplice tenere la base di lavoro in una cittadina di provincia, e non pochi erano i pessimisti circa il destino della galleria, ma le stagioni d’arte del chiostro si sono avvicendate negli anni con successo e diverse sono state le iniziative di rilievo internazionale, spesso coltivate in tendenza controcorrente. Anche in questi anni di calo di interesse da parte del mercato rispetto agli autori del XX secolo, il Chiostro omaggia uno dei più originali pittori del Novecento al quale affianca Andrea Facco (Verona 1973) per sottolineare la costante attenzione alle vicende e alle ragioni dell’oggi.
Filippo de Pisis (Ferrara 1896 - Milano 1956) è artista molto amato dai galleristi Duilio Affanni fondatore e da Marina, la figlia, che conduce il programma negli ultimi anni; la libertà di segno e il vibrare della pittura del maestro ferrarese dalla vita leggendaria, sono qualità originalissime, così da rendere le sue opere una vera e propria rivelazione. Di origini aristocratiche, letterato, pittore e viveur, Filippo ha rappresentato un unicum nella storia dell’arte, una vicenda affascinante e commovente, come lo sono alcune opere in mostra, dalla natura morta con foglie di fico, sospese e fragili sul piano, alla Natura morta con mandorle (1934) fino al Ragazzo sulla spiaggia, noto come ‘Omaggio a Matisse’celebre ritratto di un giovane che l’artista riprende con tenerezza e sensibilità.
Nutrito è il gruppo di quadri del primo periodo parigino tra il 1925 e il 1939, caratterizzati da una pittura più ricca, dai colori sontuosi, come in Natura morta con paravento e bottiglia del 1928 o Cortigiana veneta 1939, insieme al trionfale Grande vaso di fiori, alla Trebbiatura a Gères (1934) e all’Interno di studio parigino, acquarello delizioso proveniente dalla collezione dello scrittore Sergio Solmi, amico di de Pisis e autore di testi per importanti appuntamenti della carriera del pittore.
De Pisis dipinge per lui anche un cascinale nel periodo di Villa fiorita e a questa fase della carriera fanno riferimento Paesaggio Agreste del 1950 e altri dipinti di natura stenografica, caratteristica tipica anche nella Chiesa dei Gesuiti a Venezia e in alcune nature morte del periodo.
Come scrive Elena Pontiggia: "L’arte di de Pisis, in realtà, ha un solo tema. Ragazzi, nature morte, paesaggi sono le maschere, o le apparenze mutevoli, di un’unica, incessante meditatio vitae, che poi è una meditatio mortis. In questo senso nelle sue opere un giovane, un fiore, un frutto hanno lo stesso significato: sono attimi fuggenti, a cui l’artista intima goethianamente il suo “Fermati! Sei bello”, sapendo già in anticipo che non sarà esaudito".La mostra del Chiostro costituisce un excursus completo della carriera dell’artista, la cui vicenda sarà raccontata da Elena Pontiggia, autorevole storica dell’arte e primo curatore nella storia della galleria stessa.
Il lavoro insieme esposto di Andrea Facco evidenzia un uso personale del mezzo pittorico perché unisce una pittura d’impronta concettuale ad esigenze narrative. Nelle sue tele la complessità della percezione è rappresentata attraverso differenti piani spaziali e temporali, per ottenere veri enigmi visivi aperti a soluzioni imprevedibili come nella serie D’aprés dedicata a De Pisis, dove è ripresa la citazione del medesimo sul ponte di Narni di Corot, perché Facco è consapevole che in arte il tempo non esiste e che, come diceva Gadda, “se una cosa è più moderna di un’altra, vuol dire che non sono eterne né l’una né l’altra”.Clicca qui per modificare.