Iaia Filiberti e Ferdinando Greco
Due racconti tra mito e filosofia
Iaia Filiberti Arianna e Teseo
Ferdinando Greco Disperanza
Dal 9 novembre al 19 gennaio 2022
Apertura straordinaria 6 gennaio dalle 10 alle 12.30
Testi e interventi di Chiara Rostoni, Elisabetta Guida, Chiara Gatti, Vincenzo Moretti e Ferdinando Greco
che sarà attivo sui nostri canali social con l’invito ad uno scambio di pensieri e commenti sul suo lavoro
(Instagram: @ilchiostroartecontemporanea – Facebook: @ilchiostroarte).
Per Arianna e Teseo: @iaiafiliberti
Due racconti tra mito e filosofia
Iaia Filiberti Arianna e Teseo
Ferdinando Greco Disperanza
Dal 9 novembre al 19 gennaio 2022
Apertura straordinaria 6 gennaio dalle 10 alle 12.30
Testi e interventi di Chiara Rostoni, Elisabetta Guida, Chiara Gatti, Vincenzo Moretti e Ferdinando Greco
che sarà attivo sui nostri canali social con l’invito ad uno scambio di pensieri e commenti sul suo lavoro
(Instagram: @ilchiostroartecontemporanea – Facebook: @ilchiostroarte).
Per Arianna e Teseo: @iaiafiliberti
COMUNICATO STAMPA
La galleria chiude l’anno con due personali che raccontano di miti e speculazioni filosofiche ed entrambi i progetti sono il risultato delle riflessioni avvenute durante il periodo di chiusura. Riflessioni forse più necessarie oggi, che la gente ha ripreso a muoversi e uscire, lasciandosi dietro molte delle buone intenzioni di recuperare un po’ di profondità e di contenuto che il senso di precarietà svelatoci dal virus ci aveva suggerito. La società post pandemica, smaniosa come sembra di riconquistare un tempo perduto, dedicandosi per lo più alle esperienze superficiali della vita, avrà fatto tesoro del recente vissuto?
Con le sue personali contraddizioni e paure da sempre fa i conti Iaia Filiberti, che in Arianna e Teseo si inoltra in un labirinto di mistero, sollecitando la domanda su cosa abbia in mente la natura quando ci manda segnali così violenti e destabilizzanti. L’artista allora prende in mano, come Arianna, il filo di lana che ci guida dentro un bosco che è locus simbolico della nostra parte irrazionale ed emotiva. Gli oggetti e la protagonista sono apparizioni o sono realtà? Non lo vogliamo sapere, vogliamo solo continuare ad assistere allo spettacolo e andare oltre, dato che sentiamo che è in atto una metamorfosi, o meglio, percepiamo una dimensione parallela di narrazione. Ne è nata un’installazione composta da 60 miniature fotografiche (16x16 cm), montate dentro cubi aperti di metallo bianco o nero, dai bordi molto alti, che imprigionano lo sguardo dentro una stanza immaginaria. È una wunderkammer, dove si dispiega un mondo incantato e meraviglioso, popolato di selve e divinità, che ci porta ad affrontare un ingaggio emotivo e fisico “dentro” l’opera.
Ferdinando Greco aveva riempito di significato il tempo della chiusura della galleria durante la pandemia con la video mostra Unde Malum, in cui dialogava con Chiara Gatti di aporie e di Sant’Agostino. Negli ultimi anni: “Cerco di tenere assieme immanenza e trascendenza, caos e logos, bene e male, alto e basso. Voglio visualizzare l’antinomia, lo scontro-incontro di due leggi entrambe legittime anche se contradditorie, perché all’origine non c’è la filosofia ma la vita” così si esprime l’artista per spiegare un ciclo di lavori tra i meglio riusciti del suo percorso. Pianeti appaiono sulla tela, come apparizioni generate dagli effetti di una liquida pittura nera e diamantina; sono il frutto di un vigore che ancora Greco stesso spiega nei brani del diario delle opere… sono come preso da una insaziabile sete di realizzare opere sempre più audaci, sempre più sorprendenti, sempre più libere” ….perché i flussi della mia pittura spingono verso l’alto dei cieli e il cosmo si fa metafora del mondo interiore che sprigiona sentimenti, drammaticità e tenerezza, angoscia e speranza, paura e fiducia .
I due nuclei esposti in galleria fino a metà dicembre sono accompagnati da testi, interviste, interventi di vari autori che con gli artisti hanno intrattenuto in questi due anni un dialogo sull’Arte e sulla particolare condizione dell’uomo.
La galleria chiude l’anno con due personali che raccontano di miti e speculazioni filosofiche ed entrambi i progetti sono il risultato delle riflessioni avvenute durante il periodo di chiusura. Riflessioni forse più necessarie oggi, che la gente ha ripreso a muoversi e uscire, lasciandosi dietro molte delle buone intenzioni di recuperare un po’ di profondità e di contenuto che il senso di precarietà svelatoci dal virus ci aveva suggerito. La società post pandemica, smaniosa come sembra di riconquistare un tempo perduto, dedicandosi per lo più alle esperienze superficiali della vita, avrà fatto tesoro del recente vissuto?
Con le sue personali contraddizioni e paure da sempre fa i conti Iaia Filiberti, che in Arianna e Teseo si inoltra in un labirinto di mistero, sollecitando la domanda su cosa abbia in mente la natura quando ci manda segnali così violenti e destabilizzanti. L’artista allora prende in mano, come Arianna, il filo di lana che ci guida dentro un bosco che è locus simbolico della nostra parte irrazionale ed emotiva. Gli oggetti e la protagonista sono apparizioni o sono realtà? Non lo vogliamo sapere, vogliamo solo continuare ad assistere allo spettacolo e andare oltre, dato che sentiamo che è in atto una metamorfosi, o meglio, percepiamo una dimensione parallela di narrazione. Ne è nata un’installazione composta da 60 miniature fotografiche (16x16 cm), montate dentro cubi aperti di metallo bianco o nero, dai bordi molto alti, che imprigionano lo sguardo dentro una stanza immaginaria. È una wunderkammer, dove si dispiega un mondo incantato e meraviglioso, popolato di selve e divinità, che ci porta ad affrontare un ingaggio emotivo e fisico “dentro” l’opera.
Ferdinando Greco aveva riempito di significato il tempo della chiusura della galleria durante la pandemia con la video mostra Unde Malum, in cui dialogava con Chiara Gatti di aporie e di Sant’Agostino. Negli ultimi anni: “Cerco di tenere assieme immanenza e trascendenza, caos e logos, bene e male, alto e basso. Voglio visualizzare l’antinomia, lo scontro-incontro di due leggi entrambe legittime anche se contradditorie, perché all’origine non c’è la filosofia ma la vita” così si esprime l’artista per spiegare un ciclo di lavori tra i meglio riusciti del suo percorso. Pianeti appaiono sulla tela, come apparizioni generate dagli effetti di una liquida pittura nera e diamantina; sono il frutto di un vigore che ancora Greco stesso spiega nei brani del diario delle opere… sono come preso da una insaziabile sete di realizzare opere sempre più audaci, sempre più sorprendenti, sempre più libere” ….perché i flussi della mia pittura spingono verso l’alto dei cieli e il cosmo si fa metafora del mondo interiore che sprigiona sentimenti, drammaticità e tenerezza, angoscia e speranza, paura e fiducia .
I due nuclei esposti in galleria fino a metà dicembre sono accompagnati da testi, interviste, interventi di vari autori che con gli artisti hanno intrattenuto in questi due anni un dialogo sull’Arte e sulla particolare condizione dell’uomo.