DENIS PONDRUEL
Pondruel cerca nella sue opere di materializzare l’immateriale. Si possono osservare cosi dei pieni e dei vuoti nelle sue sculture, delle ombre e della luce. Le sue sculture sono strutture rigide di cemento, sono una architettura precisa, netta, studiata, dove nulla è lasciato al caso. Da un lato è messa in evidenza la capacità dell’uomo di costruire delle cose perfette e la maestria della tecnica. Dall’altra parte vi è un errare di parole, di brani e di frasi decontestualizzati, che appaiono come degli incantamenti. Pondruel cerca nella sue opere di materializzare l’immateriale. Si possono osservare cosi dei pieni e dei vuoti nelle sue sculture, delle ombre e della luce. Le sue sculture sono strutture rigide di cemento, sono una architettura precisa, netta, studiata, dove nulla è lasciato al caso. Da un lato è messa in evidenza la capacità dell’uomo di costruire delle cose perfette e la maestria della tecnica. Dall’altra parte vi è un errare di parole, di brani e di frasi decontestualizzati, che appaiono come degli incantamenti. Il paradosso di Pondruel risiede in questi piccoli cubi di cemento dove si trova tutto e il suo contrario. I volumi proposti in ultimo non sono delle architetture, sebbene abbiano porte e finestre ma sono delle camere mentali, evocano il mistero e la complessità del cervello umano e sono in ultimo impenetrabili. Al di là dei differenti tentativi di apertura queste scatole di cemento custodiscono sempre una zona segreta in fondo, in effetti chi potrebbe vantare di poter penetrare uno spirito umano? L’artista esplora immancabilmente le relazioni tra il pensiero e la materia e la materia prende la sua forma più dura attraverso l’utilizzo del cemento senza concessioni e seduzioni apparenti. Alla fine il pensiero si istilla nel fondo dei volumi oscuri sottoforma di frasi luminose. |